Se in Europa oggi non si rutta a tavola, non si sputa in pubblico e si considera alcuni vocaboli (specie quelli che evocano la sfera sessuale) parolacce lo si deve all’Italia e al Rinascimento toscano.
A codificare per primo le norme moderne di bon ton fu infatti un ecclesiastico vissuto tra il 1503 e il 1556: Giovanni Della Casa, Arcivescovo di Benevento e nunzio apostolico a Venezia, autore di un libretto postumo subito tradotto in varie lingue europee: il Galateo overo de’costumi.
Una parte importante del libretto è dedicata all’abbigliamento.
Esempi: vestire in modo dignitoso e non eccentrico, non spogliarsi e stare scalzi in pubblico - ed ancora – non comparire mai con la cuffia da notte in testa.
Altro argomento importante è l’arte della conversazione con norme che a noi possono apparire elementari come non addormentarsi o tagliarsi le unghie mentre uno parla e poi ecco un bell’elenco di parole da evitare: meretrice, concubina e persino il verbo rinculare che Della Casa consiglia di sostituire con “farsi indietro”.
Ma l’argomento più trattato nel manuale è sicuramente come comportarsi a tavola.
Accanto a precetti ovvi quali lavarsi le mani e non grattarsi ne tossire sui cibi, il galateo propone anche norme bizzarre tipo “non fregarsi i denti sulla tovagliuola” e “chi porta legato al collo lo stuzzicadenti erra”, evidentemente erano queste abitudini un tempo molto diffuse!
Oggi, molte norme del Galateo possono sembrare scontate, ma così non lo è ancora nei paesi dove “l’effetto Rinascimento”non arrivò.
Ad esempio in Cina, sputare in pubblico e tutt’oggi molto normale; in gran parte del mondo (Africa, Artico e Medio Oriente) ruttare a fine pasto è ritenuto un garbatissimo segno di gradimento per il cibo…
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