E' questo uno dei più antichi modi di dire fiorentini.
Il suo significato è: "ci siamo quasi", "il tempo stringe".
Ma da dove e come nasce un così curioso modo di dire? Cosa c'entrano i sassi e le porte?
Per spiegarlo bisogna partire da lontano ed immergersi nella Firenze senz'altro risalire medievale, quando ancora non esistevano gli orologi.
Il ritmo delle giornate era allora scandito solo dal rintocco delle campane cittadine, che indicavano col loro suono al tramonto, l'approssimarsi della chiusura delle porte cittadine.
Chi era giunto per lavoro in città doveva così affrettarsi per non correre il rischio di rimanere chiuso in città per tutta la notte.
Allo stesso modo, chi si stava avvicinando a Firenze, capiva che era il momento di accellerare il passo o il galoppo del proprio cavallo, per non restare chiuso fuori le mura fino all'indomani mattina.
I soliti ritardatari - che non mancano mai in ogni epoca - giungendo in vista della città, quando le guardie cominciavano a chiudere i grandi battenti in legno delle antiche porte cosa facevano?
Non si scoraggiavano certo; ma prendevano in mano qualche grosso sasso e lo lanciavano verso le porte per segnalare il loro arrivo ed indurre così i custodi ad aspettarli.
Da qui il detto secondo una delle due versioni esistenti...
L'altra invece (che però è meno accreditata) sostiene invece che le guardie, bloccavano le porte con dei grossi macigni e che le sentinelle avessero l'abitudine di gridare ai ritardatari - sia in entrata che in uscita- :
"Correte. Siamo alle porte coi sassi!"
per indicare appunto che stavano per essere tolti i macigni che temporaneamente fermavano la chiusura delle porte.
A Livorno invece sembra che questo detto abbia radici diverse:
RispondiEliminaQuando fu costruito il nuovo cimitero comunale dei Lupi, non avendo ancora un cancello, il suo ingresso era delimitato da due sassi bianchi...il loro varcare significava simbolicamente la fine