martedì 19 ottobre 2010
Il Giardino Garzoni, culla di Pinocchio
Uno dei più bei giardini d'Italia è senza dubbio o storico Giardino Garzoni, situato a Pescia (PT), il quale rappresenta la felice sintesi fra la geometricità rinascimentale e la spettacolarità del nascente barocco.
Il giardino può essere a ragione considerato un'opera d'arte di raro equilibrio, dove il verde, le scalinate, i trionfi d'acqua e le statue costituiscono un tutto unico.
È un'esperienza assolutamente indimenticabile perdersi fra le meraviglie di questo luogo della fantasia: grotte, teatri ricavati da siepi di bosso, statue rappresentanti esseri mitologici, satiri, figure femminili, bacini d'acqua popolati da cigni e germani, foreste di bambù.
Un'antica tradizione vuole che la visita rechi fortuna agli innamorati e non solo per le ombre delle fronde ed i ripari, che consentono effusioni, ma per il labirinto, nel quale ritrovarsi è simbolica allusione del cammino da fare insieme per tutta la vita.
Appena entrati nel giardino ecco apparire bellissime aiuole fiorite, statue e due grandi vasche circolari. Camminando si arriva davanti alle due maestose scalinate a doppia rampa caratterizzate da un complesso sistema idraulico che alimenta i giochi d'acqua.
Salendo le scalinate si raggiungono le tre terrazze superiori. Al di là l'impressionante scala d'acqua, fiancheggiata da due statue di donne che rappresentano le due eterne rivali: Lucca e Firenze.
A fianco del percorso principale del giardino, ci si può addentrare in moltissimi altri viali e vialetti laterali per scoprirne le meraviglie tra i profumi delle essenze, i giochi di ombre e luci dati dalle vegetazioni, il mistero dei labirinti, il fascino delle sculture.
E' importante ricordare che in questo giardino ha giocato e vissuto la sua infanzia Carlo Lorenzini, il "padre di Pinocchio, il burattino più famoso del mondo. Sua madre era cameriera della famiglia Garzoni e il figlio ha avuto quindi la fortuna di godere delle belelzze del giardino. Dietro la villa sono rimaste intatte le case medievali, abbarbicate, che costituiscono il borgo antico.
Merita una menzione, sempre all'interno del Giardino, la Collodi Butterfly House, uno splendido edificio-serra in pietra e cristallo autoportante, progettata da Emilio Faroldi e Maria Pilar Vettori dello studio di architettura emilio faroldi associati, con sede a Parma e Milano, che ospita un lussureggiante giardino tropicale contenente un migliaio di farfalle provenienti da tutto il mondo. All'interno una presentazione audiovisiva, prepara il visitatore alla comprensione della vita animale e vegetale che potrà ammirare all'interno della Collodi Butterfly House.
All'interno il visitatore può ammirare un bellissimo giardino esotico dove giornalmente si corteggiano, si nutrono sui fiori e si riproducono, circa un migliaio tra le più belle farfalle del mondo provenienti da ambienti Amazzonico o Neotropicale, Afro-tropicale e Indo-australiano.
Un mondo affascinante in cui trionfa l'etologia e si possono vedere tutti gli stadi di sviluppo (uovo, bruco, crisalide e farfalla), osservare le differenze tra le farfalle diurne e le notturne, (falene), riconoscere le colorazioni aposematiche, terrifiche e i trucchi adottati per la sopravvivenza.
Nicoletta Curradi
lunedì 18 ottobre 2010
Un'oasi naturale nel cuore della Toscana: il Padule di Fucecchio
Non tutti sanno che la più grande palude interna italiana si trova in Toscana.
Il Padule di Fucecchio ha un’estensione di circa 1800 ettari, divisi fra la Provincia di Pistoia e la Provincia di Firenze; anche se molto ridotto rispetto all'antico lago-padule che un tempo occupava gran parte della Valdinievole meridionale.
La zona più interessante sul piano naturalistico è situata soprattutto nei Comuni di Larciano, Ponte Buggianese e Fucecchio. Il Padule è un bacino di forma pressappoco triangolare situato nella Valdinievole, a sud dell’Appennino Pistoiese, fra il Montalbano e le Colline delle Cerbaie. Il principale apporto idrico deriva da corsi d’acqua provenienti dalle pendici preappenniniche. L’unico emissario del Padule, il canale Usciana, scorre parallelamente all’Arno per 18 chilometri e vi sfocia in prossimità di Montecalvoli (PI).
La Riserva Naturale del Padule di Fucecchio è dotata di strutture per la visita che comprendono anche un osservatorio faunistico realizzato grazie alla riconversione di uno dei caratteristici casotti del Padule. E' un'esperienza affascinante poter osservare col cannocchiale l'airone cenerino che si fa la toilette mattutina in pieno relax...
Ripercorriamo un po' la storia di questa stupenda oasi: appartenuto fino ai primi del secolo XIV alla Repubblica lucchese, il lago-padule di Fucecchio passò alla Repubblica fiorentina nel 1328. Dopo parziali interventi di bonifica, Cosimo I de' Medici commissionò, nel 1549, a Luca Martini la sistemazione idrica del lago per farne un vasto bacino riservato alla pesca. Martini alleggerì la portata dell' Usciana con la costruzione della chiusa di Ponte a Cappiano.
Leonardo ha raffigurato e menzionato più volte il Padule di Fucecchio, fin dal disegno del 5 agosto 1473 (GDS, Uffizi), negli studi idrografici (RLW 12277) e come meta del grandioso progetto per la deviazione delle acque dell’Arno da Firenze attraverso Prato, Pistoia, Serravalle e la Val di Nievole (RLW 12685 e 12279; Codice di Madrid II, f. 22v-23r; Codice Atlantico, ff. 127r e 1107r.
Agli inizi del XVII secolo Ceseri Frullani di Cerreto Guidi scrisse due opere in cui sosteneva la necessità di alzare il livello delle acque del lago, con vantaggi per la pesca e per la salubrità dell'aria. Il problema della bonifica fu affrontato nuovamente dal discepolo di Galileo Galilei, Vincenzo Viviani, che, nel 1670, analizzò alcuni emissari del lago, soprattutto il Pescia, proponendo deviazioni per il recupero di terreni da annettere alle fattorie granducali. Nel 1678 e nel 1682 studiò il corso della Usciana e lo stato della chiusa di Ponte a Cappiano.
A partire dal 1780 il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena promosse un'opera di bonifica della pianura che prevedeva l'abbattimento della chiusa di Ponte a Cappiano, la riescavazione di fossi e canali navigabili e una serie di provvedimenti per incrementare l'attività agricola e commerciale della zona. Questi lavori furono accompagnati dalla donazione, nel 1796, del "chiaro" del Padule alle comunità confinanti. Agli inizi del XIX secolo furono avviati studi botanici ed ittici, ma la situazione si presentava ancora problematica, soprattutto per le piene dell'Arno che interessavano l'area a valle di Ponte a Cappiano. Sin dal 1795 Vittorio Fossombroni aveva studiato provvedimenti per risolvere questo problema, ma solo nel 1826 dal Granduca Leopoldo II incaricò l'ingegnere Luigi Kindt di edificare le cateratte di Ponte a Cappiano. Al 1860 risale un progetto di completo prosciugamento del Padule, mai realizzato, mentre gli ultimi interventi di bonifica risalgono al 1931.
Oggi l'area è controllata dal Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio, la cui opera di manutenzione ha consentito di migliorare le condizioni igienico-ambientali della zona umida e di configurare il bacino come riserva naturale. Alla conservazione e valorizzazione dell'area del Padule e del Lago di Sibolla si dedica il Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio, costituito da rappresentanti di Enti Pubblici e Associazioni. Il Centro produce materiale scientifico e divulgativo, organizzando al tempo stesso visite didattiche e turistiche. Inoltre viene gestito il Laboratorio per l'Educazione Ambientale nel Padule di Fucecchio, che promuove itinerari didattici di tipo naturalistico e storico-ambientale.
Fabrizio Del Bimbo
venerdì 8 ottobre 2010
Il ciuco di Toscana
Per molti è sinonimo di ottusità e testardaggine. Niente di più sbagliato!
E’ solo un luogo comune. L’asino è invece un animale dolce, affettuoso e paziente.
Riconosce il padrone, al quale - se viene trattato con rispetto - obbedisce incondizionatamente.
Ha carattere indipendente, ma non ama stare da solo e soprattutto, adora le coccole… Intelligentissimo, dotato di una memoria di ferro è anche molto longevo
Quando decide però di “impuntarsi” non c'è davvero niente da fare!
Può succedere soprattutto che ciò avvenga davanti ad un torrente; convincerlo ad attraversare non è impresa facile a causa della sua paura ancestrale dell’acqua. E’ infatti un animale di origine desertica e in quei casi, picchiarlo non serve proprio a niente…
Fino a circa cinquant'anni fa era un elemento prezioso per la civiltà contadina.
Si prestava con successo per i lavori più disparati: portare pesi, girare la mola per macinare, sostituire il bue nel lavoro dei campi e il cavallo per cavalcare e trainare carretti.
Non possederne almeno uno era una grave mancanza! Infatti, un detto popolare recitava: “Gli è morto l’asino!” per indicare che a qualcuno era successa una terribile disgrazia.
Poi l’agricoltura industriale moderna ha trasformato il mondo rurale e l’asino è stato sostituito da moderni ipertecnologici macchinari agricoli…
Nel giro di mezzo secolo gli asini in Italia, sono passati così da alcuni milioni a solo qualche migliaio ed oggi rischiano letteralmente l’estinzione. Noi vogliamo riscattarli parlandovi di loro!
Sorcino o crociato è il nome della principale razza diffusa in Toscana. Patria dell'asinello sorcino crociato è il Monte Amiata. Oggi questa razza è una vera e propria “reliquia” !
Il Sorcino è grigio – da qui il suo appellativo – di taglia media, dotato di muso e ventre bianchi, zebratura sulle gambe e l’inconfondibile e caratteristica “croce” sul dorso. Un albo genealogico vigila oggi sulla loro purezza e per non disperderlo la Regione Toscana ha messo a disposizione degli incentivi per chi lo ha in cura.
L'asino non è un animale molto prolifico: al termine di una lunga gestazione (12 mesi) nasce un solo puledrino (i parti gemellari sono rarissimi). Per poterne tenere uno basta davvero poco: un ettaro di terreno a pascolo.
Mantenerlo poi costa poco: si accontenta di un po’ di fieno - non occorre che sia di primissima qualità - e soprattutto di molta acqua (dai 15 ai 30 litri al giorno!), pulitissima perché se non lo è lui la rifiuta anche se sta letteralmente morendo di sete… Ama rotolarsi nella sabbia o comunque in qualcosa di molto polveroso, come la cenere del camino.
E per finire alcune curiosità. Il mulo nasce dall'accoppiamento di un asino e di una cavalla. Dall'incontro tra un'asina e un cavallo si ottiene invece il bardotto. In Abruzzo è in fase di realizzazione un progetto per la valorizzare del latte d'asina, che molti nutrizionisti e pediatri consigliano per l'allattamento di bambini allergici al latte vaccino, di soia o di capra
Iscriviti a:
Post (Atom)